LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
3 partecipanti
Pagina 1 di 1
LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
Il futuro della stagione invernale potrebbe essere deciso dalla “Madden–Julian oscillation“ nella fase 6
FONTE METEO WEB
Le future dinamiche troposferiche sul vecchio continente, fra l’ultima decade di Gennaio e l’inizio di Febbraio, molto probabilmente si giocheranno sotto il sole cocente dei tropici, dove viene irradiata la maggior quantità di calore latente. Difatti l’unica grande incognita per il medio e lungo termine è il comportamento dell’onda anticiclonica dell’Atlantico settentrionale, che almeno in un primo momento pare non seguire una decisa distensione meridiana come quella operata dal collega delle Aleutine, il quale mostra segnali di maggiore dinamicità, pulsando con le proprie propaggini più settentrionali fin sul mar Glaciale Artico. Ma l’erezione dell’anticiclone aleutinico, sul Pacifico settentrionale, senza il giusto supporto dell’azzorriano sul nord Atlantico, servirà a poco. In tal caso, in mancanza di un “2 wave pattern”, lo “split” del vortice polare troposferico difficilmente si potrà realizzare, almeno nella sua interezza, e le masse d’aria gelida invaderanno solo i settori orientali e settentrionali del continente europeo.
Se il “forcing” atlantico sarà meno intenso del previsto è molto probabile che l’anticiclone delle Azzorre con molte difficoltà riuscirà ad ergere un “blocking” (blocco anticiclonico) ben impostato, capace di contenere l’avanzata delle “Westerlies” in uscita dal Canada e dagli Stati Uniti. Allora è proprio da qui che la “Madden–Julian oscillation“, sigla abbreviata “MJO”, potrebbe giocare un ruolo molto importante, per non dire fondamentale. Come sappiamo la “MJO” è un’oscillazione interstagionale tropicale ad 1-2 onde emisferiche, della durata, generalmente, di 30-60 giorni. In genere nelle aree in cui la “Madden Julian Oscillation” determina un incremento dell’attività convettiva, si sviluppano intensi e frequenti “Clusters temporaleschi” a ridosso della fascia equatoriale o sub-equatoriale, mentre al contempo, in risposta all’attività convettiva molto intensa, si generano delle cellule anticicloniche nell’alta troposfera tropicale a nord e a sud dell’area di forte convenzione, con risentimenti importanti sulla circolazione emisferica. La “MJO” è caratterizzata da una progressione verso est di grandi aree di pioggia tropicale, osservata soprattutto fra l’oceano Indiano orientale, l’area indonesiana, i mari attorno Papua Nuova Guinea e il settore centro-occidentale dell’oceano Pacifico.
Le precipitazioni anomale di solito sono prima evidenti sopra l’oceano Indiano occidentale, propagandosi successivamente verso le acque dell’oceano Indiano orientale, l’area dell’Indonesia, fino al Pacifico occidentale e centrale, ove si riscontra un notevole incremento dell’attività convettiva, con la nascita di imponenti sistemi temporaleschi a mesoscala e “Clusters” che scaricano piogge torrenziali per svariati giorni. Queste forti precipitazioni, molte volte, vanno a localizzarsi sopra gli atolli del Pacifico centro-occidentale, dove quasi quotidianamente si verificano forti temporali e battenti rovesci di pioggia che nel giro di 24 ore possono scaricare anche più di 200-300 mm d’acqua. La forte aree convettiva legata alla “MJO”, evolvendo verso est, tende a riapparire in modo più disorganizzato sopra le più fredde acque del Pacifico orientale, ove comunque si verifica un importante incremento dell’attività convettiva, specie a largo delle coste centroamericane, Panama, la Colombia e l’Ecuador. Successivamente la “MJO” ricompare con un ampiezza più bassa pure sopra l’Atlantico tropicale e sub-equatoriale, per poi riattraversare il continente africano e riorganizzarsi in un nuovo ciclo che va a svilupparsi sulle calde acque superficiali dell’oceano Indiano occidentale, a largo delle coste somale e keniote.
Ebbene, nei prossimi giorni la “MJO”, evolvendo verso est sopra gli arcipelaghi indonesiani, dove si assisterà ad un rapido incremento della convenzione con intensa attività temporalesca, potrebbe passare alla fase 6. Un posizionamento dei massimi di convenzione idoneo per gonfiare, più a nord, grandi onde troposferiche anticicloniche (aree di forte “Subsidenza atmosferica” indotte dalla forte convenzione della “MJO”) ad onda lunga, fra il Pacifico orientale e la West Coast di Canada e USA, e l’Atlantico orientale, nel tratto antistante le coste dell’Europa occidentale, con una marcata curvatura del “getto polare”. In tal modo si verrebbero a creare quei imponenti “forcing” troposferici su entrambi gli oceani (Pacifico e Atlantico), ben alimentati dall’ingente quantità di calore latente sprigionato dalla “Madden Julian Oscillation”, capaci di costruire “blocking” anticiclonici molto robusti, capaci di imprimere la solita azione a “tenaglia” nei confronti del vortice polare, il quale, già pressato dal marcato “Stratwarming” in azione nella bassa stratosfera polare, verrà costretto alla resa, dividendosi in due o tre lobi principali pronti a scivolare fra l’area canadese e quella siberiana. Grazie al contributo di calore apportato dalla “MJO”, verso la fase 6, tali ipotesi potrebbero seriamente concretizzarsi, aprendo la porta a future ondate di gelo pronte ad invadere il vecchio continente e l’area del Mediterraneo.
FONTE METEOWEB
FONTE METEO WEB
Le future dinamiche troposferiche sul vecchio continente, fra l’ultima decade di Gennaio e l’inizio di Febbraio, molto probabilmente si giocheranno sotto il sole cocente dei tropici, dove viene irradiata la maggior quantità di calore latente. Difatti l’unica grande incognita per il medio e lungo termine è il comportamento dell’onda anticiclonica dell’Atlantico settentrionale, che almeno in un primo momento pare non seguire una decisa distensione meridiana come quella operata dal collega delle Aleutine, il quale mostra segnali di maggiore dinamicità, pulsando con le proprie propaggini più settentrionali fin sul mar Glaciale Artico. Ma l’erezione dell’anticiclone aleutinico, sul Pacifico settentrionale, senza il giusto supporto dell’azzorriano sul nord Atlantico, servirà a poco. In tal caso, in mancanza di un “2 wave pattern”, lo “split” del vortice polare troposferico difficilmente si potrà realizzare, almeno nella sua interezza, e le masse d’aria gelida invaderanno solo i settori orientali e settentrionali del continente europeo.
Se il “forcing” atlantico sarà meno intenso del previsto è molto probabile che l’anticiclone delle Azzorre con molte difficoltà riuscirà ad ergere un “blocking” (blocco anticiclonico) ben impostato, capace di contenere l’avanzata delle “Westerlies” in uscita dal Canada e dagli Stati Uniti. Allora è proprio da qui che la “Madden–Julian oscillation“, sigla abbreviata “MJO”, potrebbe giocare un ruolo molto importante, per non dire fondamentale. Come sappiamo la “MJO” è un’oscillazione interstagionale tropicale ad 1-2 onde emisferiche, della durata, generalmente, di 30-60 giorni. In genere nelle aree in cui la “Madden Julian Oscillation” determina un incremento dell’attività convettiva, si sviluppano intensi e frequenti “Clusters temporaleschi” a ridosso della fascia equatoriale o sub-equatoriale, mentre al contempo, in risposta all’attività convettiva molto intensa, si generano delle cellule anticicloniche nell’alta troposfera tropicale a nord e a sud dell’area di forte convenzione, con risentimenti importanti sulla circolazione emisferica. La “MJO” è caratterizzata da una progressione verso est di grandi aree di pioggia tropicale, osservata soprattutto fra l’oceano Indiano orientale, l’area indonesiana, i mari attorno Papua Nuova Guinea e il settore centro-occidentale dell’oceano Pacifico.
Le precipitazioni anomale di solito sono prima evidenti sopra l’oceano Indiano occidentale, propagandosi successivamente verso le acque dell’oceano Indiano orientale, l’area dell’Indonesia, fino al Pacifico occidentale e centrale, ove si riscontra un notevole incremento dell’attività convettiva, con la nascita di imponenti sistemi temporaleschi a mesoscala e “Clusters” che scaricano piogge torrenziali per svariati giorni. Queste forti precipitazioni, molte volte, vanno a localizzarsi sopra gli atolli del Pacifico centro-occidentale, dove quasi quotidianamente si verificano forti temporali e battenti rovesci di pioggia che nel giro di 24 ore possono scaricare anche più di 200-300 mm d’acqua. La forte aree convettiva legata alla “MJO”, evolvendo verso est, tende a riapparire in modo più disorganizzato sopra le più fredde acque del Pacifico orientale, ove comunque si verifica un importante incremento dell’attività convettiva, specie a largo delle coste centroamericane, Panama, la Colombia e l’Ecuador. Successivamente la “MJO” ricompare con un ampiezza più bassa pure sopra l’Atlantico tropicale e sub-equatoriale, per poi riattraversare il continente africano e riorganizzarsi in un nuovo ciclo che va a svilupparsi sulle calde acque superficiali dell’oceano Indiano occidentale, a largo delle coste somale e keniote.
Ebbene, nei prossimi giorni la “MJO”, evolvendo verso est sopra gli arcipelaghi indonesiani, dove si assisterà ad un rapido incremento della convenzione con intensa attività temporalesca, potrebbe passare alla fase 6. Un posizionamento dei massimi di convenzione idoneo per gonfiare, più a nord, grandi onde troposferiche anticicloniche (aree di forte “Subsidenza atmosferica” indotte dalla forte convenzione della “MJO”) ad onda lunga, fra il Pacifico orientale e la West Coast di Canada e USA, e l’Atlantico orientale, nel tratto antistante le coste dell’Europa occidentale, con una marcata curvatura del “getto polare”. In tal modo si verrebbero a creare quei imponenti “forcing” troposferici su entrambi gli oceani (Pacifico e Atlantico), ben alimentati dall’ingente quantità di calore latente sprigionato dalla “Madden Julian Oscillation”, capaci di costruire “blocking” anticiclonici molto robusti, capaci di imprimere la solita azione a “tenaglia” nei confronti del vortice polare, il quale, già pressato dal marcato “Stratwarming” in azione nella bassa stratosfera polare, verrà costretto alla resa, dividendosi in due o tre lobi principali pronti a scivolare fra l’area canadese e quella siberiana. Grazie al contributo di calore apportato dalla “MJO”, verso la fase 6, tali ipotesi potrebbero seriamente concretizzarsi, aprendo la porta a future ondate di gelo pronte ad invadere il vecchio continente e l’area del Mediterraneo.
FONTE METEOWEB
koko- Meteofilo
- Messaggi : 1356
Data d'iscrizione : 16.03.12
Località : forlì
Re: LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
L’inverno si gioca la carta della “Madden Julian Oscillation” in spostamento sul Pacifico occidentale: prospettive fredde per il lungo termine?
FONTE METEOWEBFino ad ora il quadro configurativo di questa stagione invernale è stato caratterizzato da un handicap, quasi permanente, che ha impedito la realizzazione di grandi eventi di gelo. Ci riferiamo all’anticiclone delle Azzorre, la cosiddetta “2 wave”, la cui azione è indispensabile per destabilizzare il vortice polare troposferico sopra l’Artico, generando quei famosi “split” (con la classica azione a tenaglia convergente sul mar Glaciale Artico) che depongono a favore di importanti ondate di gelo verso le medie latitudini (in qualche caso anche in piena area sub-tropicale). Finora l’azzorriano ha presentato un comportamento molto passivo, presentando un basso profilo (scarse capacità di pulsare verso le latitudine artiche), tanto da divenire facile preda degli attacchi di un vortice canadese non sempre in forma smagliante. Insomma, l’anticiclone oceanico non ha saputo mostrare alcuna grinta per ergere quei imponenti “blocking” (distensione lungo i meridiani dell’anticiclone) capaci di bloccare il flusso delle “Westerlies” in uscita dagli USA e dal Canada meridionale, instaurando i più proficui scambi meridiani, con lo scivolamento di estesi blocchi di aria gelida, direttamente dalla Calotta artica, verso il cuore del vecchio continente e il bacino del Mediterraneo. Eppure, come abbiamo avuto già modo di scrivere in un articolo precedente, l’attuale pattern climatico presenta un grosso potenziale che potrebbe deporre a favore dell’arrivo del grande gelo su una larga fetta del continente europeo, ma non solo.
Ma per riuscire a concretizzare questa grande potenziale occorre avere la grande collaborazione dell’anticiclone sub-tropicale delle Azzorre, la principale figura barica termoregolatrice del clima europeo. Collaborazione che finora è stata alquanto scarsa sul comparto Atlantico. Per sviluppare dei “blocking” anticiclonici molto robusti, in sede oceanica, occorrono grandi “forcing” troposferici che nei prossimi giorni potrebbero essere alimentati dall’ingente quantità di calore latente sprigionato dalla “Madden Julian Oscillation”, importante indice climatico protagonista nelle future dinamiche troposferiche. Proprio dall’area equatoriale iniziano ad arrivare dei segnali incoraggianti a tal proposito che dovranno essere ben analizzati per avere un quadro ben dettagliato a livello emisferico. La prima buona notizia riguarda il graduale avanzamento verso est della “Madden Julian Oscillation”, la quale dall’area indonesiana tende lentamente a spostarsi verso Papua Nuova Guinea e le isole di Bismark, con un conseguente slittamento verso levante, sempre più prossimi al Pacifico occidentale, dei massimi di convenzione e piovosità. Nelle ultime 48 ore si è registrato un notevole incremento dell’attività temporalesca fra il mar di Banda, il mare degli Arafura, Papua Nuova Guinea, le isole di Bismark e le Salomone, con lo sviluppo di grosse “Cellule temporalesche” e “Clusters”, alti anche più di 14-15 km, capaci di scaricare forti rovesci e temporali particolarmente intensi.
L'attività convettiva legata al passaggio della “Madden Julian Oscillation” dall'area indonesiana verso il Pacifico
Ma fa ben sperare anche l’attività convettiva in decisa crescita nell’area della Melanesia e Polinesia, con le prime “Cellule temporalesche” ad est della linea di cambiamento data (che taglia in due il Pacifico). Segnale tangibile che la “MJO” continua gradualmente ad evolvere sul Pacifico occidentale, spostando il cuore della convenzione ad est dell’area indonesiana, fra Papua, le isole Salomone e gli atolli corallini di Melanesia e Polinesia, pronti a risentirne per un notevole incremento di piovosità, e il rischio più incombente di vedere lo sviluppo di depressioni tropicali e tempeste tropicali più organizzate, pronte a minacciare arcipelaghi come le Fiji, Samoa, la Nuova Caledonia, puntando in direzione delle coste orientali australiane. Spostandosi più ad est, verso il Pacifico occidentale, la “Madden Julian Oscillation” potrebbe assumere un posizionamento idoneo per alimentare, più a nord, lo sviluppo di grandi onde troposferiche anticicloniche (aree di forte “Subsidenza atmosferica”) ad onda lunga, fra il Pacifico orientale e la West Coast di Canada e USA, e l’Atlantico orientale, nel tratto antistante le coste dell’Europa occidentale, in grado di imprimere una marcata curvatura oraria del “getto polare”, aprendo ad una circolazione generale spiccatamente meridiana, con estesi scambi di calore convergenti sul mar Glaciale Artico.
Ciò si tradurrà con un rallentamento, anche sensibile, della portata del “getto polare”, che presenterà un andamento spiccatamente ondulato, provocando una riduzione del flusso perturbato zonale e l’instaurazione di una circolazione generale con spiccate caratteristiche meridiane (scambi di calore lungo i meridiani fra polo e tropici). In tal modo l’anticiclone delle Azzorre, sempre meno disturbato dal “getto polare” in uscita dagli USA, potrà essere libero di slanciarsi verso le alte latitudini artiche, ergendo quei solidi “blocking” oceanici capaci di riversare sul continente europeo importanti ondate di gelo, sia d’estrazione marittima che continentale, nel caso in cui l’anticiclone oceanico riuscirà ad allungare le proprie propaggini più settentrionali sino alla Scandinavia, trovando il legame con il bordo più occidentale del gelido anticiclone “russo-siberiano”, custode dell’aria gelida di natura “pellicolare”. In più bisogna tenere conto che gli effetti del “Major Stratwarming” solo ora iniziano a presentarsi nell’alta troposfera artica, dove si evidenzia un marcato aumento termico, con un conseguente incremento dei valori di geopotenziale in quota. Riscaldamento troposferico pronto a instabilizzare il vortice polare, facendo calore gli indici “AO” e “NAM”, su cifre negative che deporranno a favore di prospet
FONTE METEOWEBFino ad ora il quadro configurativo di questa stagione invernale è stato caratterizzato da un handicap, quasi permanente, che ha impedito la realizzazione di grandi eventi di gelo. Ci riferiamo all’anticiclone delle Azzorre, la cosiddetta “2 wave”, la cui azione è indispensabile per destabilizzare il vortice polare troposferico sopra l’Artico, generando quei famosi “split” (con la classica azione a tenaglia convergente sul mar Glaciale Artico) che depongono a favore di importanti ondate di gelo verso le medie latitudini (in qualche caso anche in piena area sub-tropicale). Finora l’azzorriano ha presentato un comportamento molto passivo, presentando un basso profilo (scarse capacità di pulsare verso le latitudine artiche), tanto da divenire facile preda degli attacchi di un vortice canadese non sempre in forma smagliante. Insomma, l’anticiclone oceanico non ha saputo mostrare alcuna grinta per ergere quei imponenti “blocking” (distensione lungo i meridiani dell’anticiclone) capaci di bloccare il flusso delle “Westerlies” in uscita dagli USA e dal Canada meridionale, instaurando i più proficui scambi meridiani, con lo scivolamento di estesi blocchi di aria gelida, direttamente dalla Calotta artica, verso il cuore del vecchio continente e il bacino del Mediterraneo. Eppure, come abbiamo avuto già modo di scrivere in un articolo precedente, l’attuale pattern climatico presenta un grosso potenziale che potrebbe deporre a favore dell’arrivo del grande gelo su una larga fetta del continente europeo, ma non solo.
Ma per riuscire a concretizzare questa grande potenziale occorre avere la grande collaborazione dell’anticiclone sub-tropicale delle Azzorre, la principale figura barica termoregolatrice del clima europeo. Collaborazione che finora è stata alquanto scarsa sul comparto Atlantico. Per sviluppare dei “blocking” anticiclonici molto robusti, in sede oceanica, occorrono grandi “forcing” troposferici che nei prossimi giorni potrebbero essere alimentati dall’ingente quantità di calore latente sprigionato dalla “Madden Julian Oscillation”, importante indice climatico protagonista nelle future dinamiche troposferiche. Proprio dall’area equatoriale iniziano ad arrivare dei segnali incoraggianti a tal proposito che dovranno essere ben analizzati per avere un quadro ben dettagliato a livello emisferico. La prima buona notizia riguarda il graduale avanzamento verso est della “Madden Julian Oscillation”, la quale dall’area indonesiana tende lentamente a spostarsi verso Papua Nuova Guinea e le isole di Bismark, con un conseguente slittamento verso levante, sempre più prossimi al Pacifico occidentale, dei massimi di convenzione e piovosità. Nelle ultime 48 ore si è registrato un notevole incremento dell’attività temporalesca fra il mar di Banda, il mare degli Arafura, Papua Nuova Guinea, le isole di Bismark e le Salomone, con lo sviluppo di grosse “Cellule temporalesche” e “Clusters”, alti anche più di 14-15 km, capaci di scaricare forti rovesci e temporali particolarmente intensi.
L'attività convettiva legata al passaggio della “Madden Julian Oscillation” dall'area indonesiana verso il Pacifico
Ma fa ben sperare anche l’attività convettiva in decisa crescita nell’area della Melanesia e Polinesia, con le prime “Cellule temporalesche” ad est della linea di cambiamento data (che taglia in due il Pacifico). Segnale tangibile che la “MJO” continua gradualmente ad evolvere sul Pacifico occidentale, spostando il cuore della convenzione ad est dell’area indonesiana, fra Papua, le isole Salomone e gli atolli corallini di Melanesia e Polinesia, pronti a risentirne per un notevole incremento di piovosità, e il rischio più incombente di vedere lo sviluppo di depressioni tropicali e tempeste tropicali più organizzate, pronte a minacciare arcipelaghi come le Fiji, Samoa, la Nuova Caledonia, puntando in direzione delle coste orientali australiane. Spostandosi più ad est, verso il Pacifico occidentale, la “Madden Julian Oscillation” potrebbe assumere un posizionamento idoneo per alimentare, più a nord, lo sviluppo di grandi onde troposferiche anticicloniche (aree di forte “Subsidenza atmosferica”) ad onda lunga, fra il Pacifico orientale e la West Coast di Canada e USA, e l’Atlantico orientale, nel tratto antistante le coste dell’Europa occidentale, in grado di imprimere una marcata curvatura oraria del “getto polare”, aprendo ad una circolazione generale spiccatamente meridiana, con estesi scambi di calore convergenti sul mar Glaciale Artico.
Ciò si tradurrà con un rallentamento, anche sensibile, della portata del “getto polare”, che presenterà un andamento spiccatamente ondulato, provocando una riduzione del flusso perturbato zonale e l’instaurazione di una circolazione generale con spiccate caratteristiche meridiane (scambi di calore lungo i meridiani fra polo e tropici). In tal modo l’anticiclone delle Azzorre, sempre meno disturbato dal “getto polare” in uscita dagli USA, potrà essere libero di slanciarsi verso le alte latitudini artiche, ergendo quei solidi “blocking” oceanici capaci di riversare sul continente europeo importanti ondate di gelo, sia d’estrazione marittima che continentale, nel caso in cui l’anticiclone oceanico riuscirà ad allungare le proprie propaggini più settentrionali sino alla Scandinavia, trovando il legame con il bordo più occidentale del gelido anticiclone “russo-siberiano”, custode dell’aria gelida di natura “pellicolare”. In più bisogna tenere conto che gli effetti del “Major Stratwarming” solo ora iniziano a presentarsi nell’alta troposfera artica, dove si evidenzia un marcato aumento termico, con un conseguente incremento dei valori di geopotenziale in quota. Riscaldamento troposferico pronto a instabilizzare il vortice polare, facendo calore gli indici “AO” e “NAM”, su cifre negative che deporranno a favore di prospet
koko- Meteofilo
- Messaggi : 1356
Data d'iscrizione : 16.03.12
Località : forlì
Re: LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
La MJO sta entrando in fase 7...il che favorisce blocchi anticiclonici favorevoli alla nostra penisola!
eb717- Meteodipendente
- Messaggi : 4640
Data d'iscrizione : 21.11.12
Località : Rieti
Re: LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
Ma ora entra in fase 7?? Credevo eravamo già in quella fase ormai da qualche giorno
luca90- Clone Colonnello Bernacca
- Messaggi : 20631
Data d'iscrizione : 03.09.11
Età : 34
Località : cantù (co)
Re: LA MJO,L'AGO DELLA BILANCIA DEL NOSTRO INVERNO?
E' appena entrata...sì!!luca90 ha scritto:Ma ora entra in fase 7?? Credevo eravamo già in quella fase ormai da qualche giorno
eb717- Meteodipendente
- Messaggi : 4640
Data d'iscrizione : 21.11.12
Località : Rieti
Argomenti simili
» lago di montorfano ghiacciato 02/2012
» Il compleanno del nostro aLe!
» Tantissimi auguri al nostro giovincello!
» E il nostro momento casting!! 10-11-12 febbraio 2013
» ai confini della scienza
» Il compleanno del nostro aLe!
» Tantissimi auguri al nostro giovincello!
» E il nostro momento casting!! 10-11-12 febbraio 2013
» ai confini della scienza
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.